Quanti conosco la sigla I.M.I come Internati Militari Italiani e quanti conoscono le sofferenze, le umiliazioni ed il rifiuto dalla loro stessa patria, che migliaia di soldati italiani, prigionieri della Germania, hanno dovuto subire, ogni giorno, dopo l’8 settembre 1943. Soldati ammassati come bestie, la cui vita non aveva valore per nessuno, se non per tutte quelle famiglie che aspettavano il ritorno, spesso senza alcuna notizia, del proprio figlio, marito o fratello. Uomini che per non tradire il giuramento fatto alla loro patria hanno resistito alla fame, al freddo e ai continui maltrattamenti. Hanno dato molto, spesso la vita, senza avere nulla in cambio. Paolo, mio nonno, racconta tutto questo nel suo diario di prigionia sul quale annotava, giorno per giorno,la vita quotidiana del periodo che forse fu il più difficile della sua vita, durante l’anno 1944 tra Polonia e Germania. Questo lavoro vuole essere una ricerca di storia, sentimenti, pensieri ed ideali di un ragazzo, a quel tempo poco più che ventenne, lontano dalla sua famiglia, al quale è stata tolta buona parte della sua gioventù, che, una volta tornato a casa, non è stata più la stessa.